LA
FUNZIONE EDUCATIVA DEL SACRO
BENEDETTO XVI: OMELIA
NELLA SANTA
MESSA E PROCESSIONE EUCARISTICA NELLA SOLENNITÀ DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE
DI CRISTO, 07.06.2012
(…) Comunione e
contemplazione non si possono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente
con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei,
ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre
di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di
rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in
modo personale e non superficiale. E purtroppo, se manca questa dimensione,
anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto
superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della
preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza, come
quelle risuonate poco fa nel Salmo responsoriale: «Io sono tuo servo, figlio
della tua schiava: / tu hai spezzato le mie catene. / A te offrirò un
sacrificio di ringraziamento / e invocherò il nome del Signore» (Sal
115,16-17).
Ora vorrei passare brevemente al secondo aspetto: la sacralità dell’Eucaristia. Anche qui abbiamo risentito nel passato recente di un certo fraintendimento del messaggio autentico della Sacra Scrittura. La novità cristiana riguardo al culto è stata influenzata da una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. E’ vero, e rimane sempre valido, che il centro del culto ormai non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, nella sua persona, nella sua vita, nel suo mistero pasquale. E tuttavia da questa novità fondamentale non si deve concludere che il sacro non esista più, ma che esso ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo, Amore divino incarnato. La Lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato questa sera nella seconda Lettura, ci parla proprio della novità del sacerdozio di Cristo, «sommo sacerdote dei beni futuri» (Eb 9,11), ma non dice che il sacerdozio sia finito. Cristo «è mediatore di un’alleanza nuova» (Eb 9,15), stabilita nel suo sangue, che purifica «la nostra coscienza dalle opere di morte» (Eb 9,14). Egli non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel tempo, si serve ancora di segni e di riti, che verranno meno solo alla fine, nella Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più alcun tempio (cfr Ap 21,22).
Grazie a Cristo, la sacralità è più vera, più intensa, e, come avviene
per i comandamenti, anche più esigente! Non basta l’osservanza rituale, ma si
richiede la purificazione del cuore e il coinvolgimento della vita. Mi piace
anche sottolineare che il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente
impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni.
Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni
sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il
profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito», e la nostra coscienza
personale e comunitaria ne resterebbe indebolita. Oppure pensiamo a una mamma e
a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di
ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai
tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri
segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli. Dio, nostro Padre, non ha
fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire,
ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione,
nell’Ultima Cena, Gesù istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il
Memoriale del suo Sacrificio pasquale. Così facendo Egli pose se stesso al posto
dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli
Apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è Lui stesso.
Con questa fede, cari fratelli e sorelle, noi celebriamo oggi e ogni giorno il
Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del
mondo. Amen.
Nessun commento:
Posta un commento