FEDELTA’ AL PAPA E AL
MAGISTERO
BENEDETTO XVI: SANTA MESSA CON I
NUOVI CARDINALI NELLA SOLENNITÀ DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO, ROMA
19.02.2012
(…)
Quando si percorre la grandiosa navata centrale e, oltrepassato il transetto,
si giunge all’abside, ci si trova davanti a un enorme trono di bronzo, che
sembra librarsi, ma che in realtà è sostenuto dalle quattro statue di grandi
Padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente. E sopra il trono, circondata da un
trionfo di angeli sospesi nell’aria, risplende nella finestra ovale la gloria
dello Spirito Santo. Che cosa ci dice questo complesso scultoreo, dovuto al
genio del Bernini? Esso rappresenta una visione dell’essenza della Chiesa e,
all’interno di essa, del magistero petrino.
La finestra dell’abside apre la Chiesa verso l’esterno, verso l’intera creazione, mentre l’immagine della colomba dello Spirito Santo mostra Dio come la fonte della luce. Ma c’è anche un altro aspetto da evidenziare: la Chiesa stessa è, infatti, come una finestra, il luogo in cui Dio si fa vicino, si fa incontro al nostro mondo.
La Chiesa non esiste per se stessa, non è il punto d’arrivo, ma deve rinviare oltre sé, verso l’alto, al di sopra di noi. La Chiesa è veramente se stessa nella misura in cui lascia trasparire l’Altro - con la “A” maiuscola - da cui proviene e a cui conduce. La Chiesa è il luogo dove Dio “arriva” a noi, e dove noi “partiamo” verso di Lui; essa ha il compito di aprire oltre se stesso quel mondo che tende a chiudersi in se stesso e portargli la luce che viene dall’alto, senza la quale diventerebbe inabitabile (…).
La finestra dell’abside apre la Chiesa verso l’esterno, verso l’intera creazione, mentre l’immagine della colomba dello Spirito Santo mostra Dio come la fonte della luce. Ma c’è anche un altro aspetto da evidenziare: la Chiesa stessa è, infatti, come una finestra, il luogo in cui Dio si fa vicino, si fa incontro al nostro mondo.
La Chiesa non esiste per se stessa, non è il punto d’arrivo, ma deve rinviare oltre sé, verso l’alto, al di sopra di noi. La Chiesa è veramente se stessa nella misura in cui lascia trasparire l’Altro - con la “A” maiuscola - da cui proviene e a cui conduce. La Chiesa è il luogo dove Dio “arriva” a noi, e dove noi “partiamo” verso di Lui; essa ha il compito di aprire oltre se stesso quel mondo che tende a chiudersi in se stesso e portargli la luce che viene dall’alto, senza la quale diventerebbe inabitabile (…).
La
grande Cattedra è sostenuta dai Padri della Chiesa. I due maestri dell’Oriente, san Giovanni
Crisostomo e sant’Atanasio, insieme con i latini, sant’Ambrogio e
sant’Agostino, rappresentano la totalità della tradizione e, quindi, la
ricchezza dell’espressione della vera fede dell’unica Chiesa. Questo elemento
dell’altare ci dice che l’amore poggia sulla fede. Esso si sgretola se l’uomo
non confida più in Dio e non obbedisce a Lui. Tutto nella Chiesa poggia sulla
fede: i Sacramenti, la Liturgia, l’evangelizzazione, la carità.
Anche il diritto, anche l’autorità
nella Chiesa poggiano sulla fede. La Chiesa non si auto-regola, non dà a se
stessa il proprio ordine, ma lo riceve dalla Parola di Dio, che ascolta nella
fede e cerca di comprendere e di vivere. I Padri della Chiesa hanno nella
comunità ecclesiale la funzione di garanti della fedeltà alla Sacra Scrittura.
Essi assicurano un’esegesi affidabile, solida, capace di formare con la
cattedra di Pietro un complesso stabile e unitario. Le Sacre Scritture,
interpretate autorevolmente dal Magistero alla luce dei Padri, illuminano il
cammino della Chiesa nel tempo, assicurandole un fondamento stabile in mezzo ai
mutamenti storici. (…) La vera fede è illuminata dall’amore e conduce all’amore, verso l’alto,
come l’altare della Cattedra eleva verso la finestra luminosa, la gloria dello
Spirito Santo, che costituisce il vero punto focale per lo sguardo del
pellegrino quando varca la soglia della Basilica Vaticana. A quella finestra il
trionfo degli angeli e le grandi raggiere dorate danno il massimo risalto, con
un senso di pienezza traboccante che esprime la ricchezza della comunione con
Dio. Dio non è solitudine, ma amore glorioso e gioioso, diffusivo e luminoso.