BENEDETTO XVI: DISCORSO AI MEMBRI DEL GOVERNO, DELLE
ISTITUZIONI DELLA REPUBBLICA, CON IL CORPO DIPLOMATICO, I CAPI RELIGIOSI E
RAPPRESENTANTI DEL MONDO DELLA CULTURA
Salone
25 maggio del Palazzo Presidenziale di Baabda Sabato, 15 settembre 2012
Al fine di assicurare il dinamismo necessario per costruire e consolidare la
pace, occorre instancabilmente tornare ai fondamenti dell’essere umano. La
dignità dell’uomo è inseparabile dal carattere sacro della vita donata dal
Creatore. Nel disegno di Dio, ogni persona è unica e insostituibile. Essa viene
al mondo in una famiglia, che è il suo primo luogo di umanizzazione, e
soprattutto la prima educatrice alla pace. Per costruire la pace, la nostra
attenzione deve dunque portarsi verso la famiglia, al fine di facilitare il suo
compito, per sostenerla così e dunque promuovere dappertutto una cultura di
vita. L’efficacia dell’impegno per la pace dipende dalla concezione che il
mondo può avere della vita umana. Se vogliamo la pace, difendiamo la vita!
Questa logica squalifica non solo la guerra e gli atti terroristici, ma anche
ogni attentato alla vita dell’essere umano, creatura voluta da Dio.
L’indifferenza o la negazione di ciò che costituisce la vera natura dell’uomo
impediscono il rispetto di questa
grammatica che è la legge naturale
inscritta nel cuore umano (cfr
Messaggio
per la Giornata mondiale della pace 2007, 3). La grandezza e la ragion
d’essere di ogni persona non si trovano che in Dio. Così, il riconoscimento
incondizionato della dignità di ogni essere umano, di ciascuno di noi, e quella
del carattere sacro della vita implicano la responsabilità di tutti davanti a
Dio. Dobbiamo dunque unire i nostri sforzi per sviluppare una sana antropologia
che comprenda l’unità della persona […].
Per aprire alle generazioni di domani un futuro di pace, il primo compito è
dunque quello di educare alla pace per costruire una cultura di pace. L’educazione,
nella famiglia o a scuola, dev’essere anzitutto educazione ai valori spirituali
che conferiscono alla trasmissione del sapere e delle tradizioni di una cultura
il loro senso e la loro forza. Lo spirito umano ha il gusto innato del bello,
del bene e del vero. È il sigillo del divino, l’impronta di Dio in esso! Da
questa aspirazione universale deriva una concezione morale ferma e giusta, che
pone sempre la persona al centro. Ma è solo nella libertà che l’uomo può
volgersi verso il bene, perché «la dignità dell’uomo richiede che egli agisca
secondo una scelta consapevole e libera, cioè mosso e indotto personalmente dal
di dentro, e non per un cieco impulso interno o per mera coazione esterna» (
Gaudium
et spes, 17). Il compito dell’educazione è di accompagnare la
maturazione della capacità di fare scelte libere e giuste, che possano andare
contro-corrente rispetto alle opinioni diffuse, alle mode, alle ideologie
politiche e religiose […].
La specificità del Medio Oriente consiste nella mescolanza secolare di
componenti diverse. Certo, ahimè, esse si sono anche combattute! Una società
plurale esiste soltanto per effetto del rispetto reciproco, del desiderio di
conoscere l’altro e del dialogo continuo. Questo dialogo tra gli uomini è
possibile solamente nella consapevolezza che esistono valori comuni a tutte le
grandi culture, perché sono radicate nella natura della persona umana. Questi
valori, che sono come un substrato, esprimono i tratti autentici e
caratteristici dell'umanità. Essi appartengono ai diritti di ogni essere umano.
Nell'affermazione della loro esistenza, le diverse religioni recano un
contributo decisivo. Non dimentichiamo che la libertà religiosa è il diritto
fondamentale da cui molti altri dipendono. Professare e vivere liberamente la
propria religione senza mettere in pericolo la propria vita e la propria
libertà deve essere possibile a chiunque. La perdita o l'indebolimento di
questa libertà priva la persona del sacro diritto ad una vita integra sul piano
spirituale. La sedicente tolleranza non elimina le discriminazioni, talvolta
invece le rinforza. E senza l'apertura al trascendente, che permette di trovare
risposte agli interrogativi del cuore sul senso della vita e sulla maniera di
vivere in modo morale, l'uomo diventa incapace di agire secondo giustizia e di
impegnarsi per la pace. La libertà religiosa ha una dimensione sociale e
politica indispensabile alla pace! Essa promuove una coesistenza ed una vita
armoniose attraverso l'impegno comune al servizio di nobili cause e la ricerca
della verità, che non si impone con la violenza ma con «la forza stessa della
verità» (
Dignitatis
humanae, 1), quella Verità che è in Dio… I credenti hanno dunque oggi
un ruolo essenziale, quello di testimoniare la pace che viene da Dio e che è un
dono fatto a tutti nella vita personale, familiare, sociale, politica ed
economica (cfr
Mt 5,9;
Eb 12,14). L'inoperosità degli uomini
dabbene non deve permettere al male di trionfare. E il non far nulla è ancora
peggio.